
MARIO MARRETTI, il calzolaio di Magliano in Toscana
Parla del tuo villaggio e avrai parlato del mondo – L. Tolstoij
Mario Marretti è il calzolaio di Magliano in Toscana. Sin da bambino si è dedicato con passione a questo mestiere, svolgendolo nella bottega di Via Garibaldi, che si affaccia sul centro storico. In occasione delle scorse festività del primo maggio, ha ricevuto il “ Maglio d’ argento”, prestigioso riconoscimento che il Comune conferisce ai suoi cittadini più meritevoli, per i suoi 70 anni di attività. Mario è simpatico e schietto, la sua bottega, aperta nel ’72, è frequentatissima, è un continuo viavai di clienti e di amici che passano a salutarlo. Pur essendo in pensione, continua attivamente ad esercitare la sua professione. Manovra con l’abilità e la sicurezza, che solo un esperto professionista può possedere, aghi, spago e strisce di cuoio, dando vita instancabilmente a borse, cinture, scarpe che hanno camminato fino a molto lontano, ben oltre le mura le paese…
Mario Marretti calzolaio di Magliano
Mario, quali ricordi hai della tua infanzia a Magliano?
“ E’ passato tanto tempo…sono nato il 28 marzo del 1938 a Santa Maria, in campagna. Il mio babbo, Domenico, mi mandò a imparare il mestiere, mezza giornata andavo a scuola e l’altra mezza a fare l’ apprendistato da uno dei ciabattini del paese, che si chiamava Domenico, come il mio babbo. Allora a Magliano ce n’ erano tanti…Sergio, Alcamo, Menotti…poi mi ricordo, come si chiamava, non mi viene il nome…il babbo del Boncitto insomma, via. Il mestiere mi garbò subito, all’ inizio raddrizzavo i chiodi, poi cominciai a cucire con lo spago e ad aggiuntare i tomai”.
In quegli anni scoppia la seconda guerra mondiale e questo tragico evento coinvolge anche il paese…
“ Sì ma ero troppo piccino, non mi ricordo…invece mi ricordo bene dell’ arrivo degli Americani dalle piane di San Bruzio. Noi bimbi si osservava tutto in punta di piedi dalla finestra del frantoio. Ma a Magliano la fame non s’è conosciuta manco in tempo di guerra. Si andava a spigola i campi, a ruspola le olive… in campagna poi, con i polli, non mancavano mai la carne e le uova!”
Quando tu eri giovane, cosa si faceva nel tempo libero a Magliano?
“ Ce n’ era poco di tempo libero, in campagna c’ era sempre qualcosa da fare. Il sabato e per le feste si andava a ballare il liscio alla Casa del popolo, dove è ora la caserma. Poi c’ erano le osterie di Fosca, di Bianca, la domenica si andava lì a prende un caffè, a bere un bicchiere di vino. Poi c’ era non la Pro loco, come si chiamava, sì…il Comitato Festeggiamenti, anch’io ero festaiolo, si organizzava la festa del paese, come fanno ora sti ragazzi. A 23 anni cominciai ad andare a caccia…”
Come è nata questa passione?
“ Mi piaceva stare a contatto con la natura, ero abituato alla campagna. I miei amici praticavano la caccia, presi il porto d’ armi anch’io e cominciai a fare i cani da lepre e da penna. Sono stato anche presidente della Federcaccia di Magliano!”
Infatti so che da sempre la tua bottega è il ritrovo dei cacciatori!
“ Sì sì, qui ci si prendeva sempre in giro su chi padellava! Sono stato anche Assessore in Comune alla Caccia e alla Pesca, quando era sindaco Guido Gianni, con il Partito socialista, e ora c’è mio nipote Henry in Comune, con lo stesso assessorato!”
Oltre alla caccia, so che hai coltivato a lungo anche un’ altra passione che condivido con te, quella per la musica…
“ Come no! Ho suonato il clarinetto nella banda del paese da quando avevo 8 anni, fino ai 70! Mi ricordo per Pasquetta si faceva merenda nell’ uliveto e si suonava tutto il giorno…che bei tempi!”
Spiegami un po’ Mario questa storia dei 70 anni, come sarebbe?…A caccia fino a 70 anni, nella banda fino a 70 anni, poi? Con la pensione ti sei preso una vacanza da tutto? Ma non dal lavoro, a quanto vedo!
Mario si mette a ridere, gli brillano gli occhi e mentre continua a lavorare, capisco che la sua più grande passione si trova proprio lì, su quel bancone, tra le sue mani, nel suo laboratorio, tra le innumerevoli paia di scarpe che i clienti continuano a portare ininterrottamente, come una processione in un luogo sacro! Mi mostra con orgoglio i macchinari che si trovano nell’ enorme stanza, mi spiega il loro funzionamento, li accarezza amorevole, come fossero le sue creature, parla della Blac che cuce dentro e fuori, della fesa per ripulire le scarpe, mi illustra dettagliatamente le funzioni delle sue tre Singer per cucire… sono affascinata da quel mondo per me sconosciuto, eppure familiare, perchè tante volte da bambina sono entrata in quel luogo, appesa alla mano di mia mamma, o sulle ginocchia di mio babbo, ad ascoltare i loro racconti di caccia.
Che rapporto hai con i tuoi clienti? Ti sono molto affezionati!
Mario Marretti, calzolaio di Magliano – the shoemaker of Magliano
“ Sì, ho sempre avuto un buon rapporto con tutti i miei clienti. Ne ho avuti di tutti i tipi, anche i nobili venivano da me a farsi fabbricare gli stivali per la caccia! Però per me i clienti sono tutti uguali, hanno tutti la stessa considerazione e lo stesso rispetto”.
Non essere troppo modesto Mario, la tua bravura è apprezzata anche fuori Magliano. So che le tue scarpe hanno fatto molta strada…
“ Negli anni ’70 e ’80, ho inviato tanti scarponi da caccia in America, in Australia, in Francia e in Inghilterra, si esportava tanto all’ estero e ci sarebbe ancora un buon mercato da rifornire ma cominciano a mancarmi un po’ le energie! Questo è un settore dell’ artigianato che non conosce la crisi. Purtroppo, però, ci sono troppe tasse rispetto a prima!”
Quando hai iniziato a lavorare, quanto costava un paio di scarpe?
“ Circa 20 lire. Prima si facevano le scarpe con la vacchetta, con il cuoio, si usavano le bollette, sai, il ferretto si chiamava, si metteva nelle punte e nel tacco, per non consumarle. Dovevano durare, non c’erano tanti soldi. Ora invece si usa la gomma…”
Mario, mi ricordo della presenza sorridente di Gina qui in negozio…
Mario Marretti, calzolaio di Magliano – the shoemaker of Magliano
A questo punto, Mario interrompe il suo lavoro, è visibilmente commosso ed i suoi occhi si fanno lucidi parlando della moglie.
“ Gina è sempre stata qui con me, ci siamo sposati nel ’63, lei faceva i conti e serviva i clienti, mentre io stavo nel laboratorio a riparare le scarpe. Poi nel ’66 è nato Giampiero, che ha ereditato la mia passione per la musica!”
Mario sorride e riprende ad inchiodare una suola.
Cosa consiglieresti ad un giovane che volesse intraprendere la tua professione?
“ Tanta pazienza e tanto impegno! Servono tempi lunghi per imparare, ci vogliono 3 o 4 anni per essere in grado di creare un paio di scarpe. Io ho lavorato gratis per tutto il tempo dell’apprendistato, poi quando andai a lavoro da Emone Magini mi dette il primo stipendio, 5 lire al paio, era il ’55…Non ci vuole fretta per imparare questo mestiere ma poi dà grandi soddisfazioni!”
Ringrazio Mario che mi saluta con il sorriso, con il suo genuino accento maremmano, agitando la mano, come fa abitualmente. Non appena varco la soglia della sua bottega, inforca di nuovo i suoi occhiali e si rimette a cucire…io capisco che non andrà mai in pensione dal suo mestiere!
Cristiana Milaneschi